Non leggere qui!


La lettriplice abbraccia il molteplice, sfugge agli stereotipi, non teme l’inatteso e resiste alla fagocitazione della sua attenzione.


Se sei tornat* qui – Per concludere

Questo è un gioco tra superficie e profondità. Le persone che arrivano su un sito, normalmente fanno scrolling giù, poi tornano su. L’hai fatto? Allora adesso possiamo partire dalle conclusioni di questa indagine, il cui intento era provare a sospendere l’attenzione dalla figura di lettore forte (chi – secondo l’ISTAT – legge almeno 12 libri all’anno) per inquadrare la molteplicità dei comportamenti delle persone, immaginando che la quantità possa non essere l’unico criterio di osservazione e valutazione. Il punto di arrivo di questo viaggio è quindi una diversa prospettiva sui modi di conoscere il mondo attraverso le esperienze di lettura. Di navigare tra i saperi e le informazioni, senza lasciarsi incantare dal vortice della disattenzione, affrontando l’inatteso senza temerlo e traendone anzi piacere, facendosi attraversare dalle molteplici voci altre a cui leggere ci espone. Solitamente le indagini sulla lettura partono da uno specifico punto di vista (case editrici, librerie, biblioteche ecc.) o da un metodo (indagine statistica, demoscopica) e conducono a conclusioni prese sulla base di dati quantitativi. La lettura per sua natura è sfaccettata e prismatica e non sempre questi dati, anche quando bene incrociati, bastano a raccontarla nel suo insieme. A partire da queste considerazioni abbiamo formulato le nostre domande guida: quali elementi compongono l’ecosfera della lettura? e quali meccanismi e condizioni facilitano o disinnescano l’esercizio dell’attenzione? Ci auguriamo che le risposte a queste domande possano spostare l’attenzione di chi legge dal quanto al come, sostituendo l’asticella da raggiungere con un’apertura all’inatteso, al molteplice, all’indefinito: a quelle pratiche, bisogni e desideri che “Non leggere qui!” ha portato alla luce, ma che fanno già parte di noi in quanto lettori e lettrici molteplici, o, se vogliamo, “lettriplici”.

…essere capace di accettare di trovarti in mezzo a incertezze, misteri, dubbi, senza metterti irosamente a dar la caccia a fatti e ragioni

John Keats, On Negative Capability: Letter to George and Tom Keats, 21/27 December 1817

Dopo le conclusioni, l’introduzione

Non leggere qui! è la restituzione di un lungo percorso che parte nel 2020 e diventa un’indagine sulla lettura nel 2022.

Nei mesi, abbiamo cercato di far emergere, per poi decostruire, alcuni stereotipi legati alla lettura (“leggere significa solo leggere libri”, “leggere fa bene”, “leggere è un dovere”, “leggere rende migliori” e così via). Ne è emerso un questionario (lo abbiamo chiamato “Non leggere qui!”) che parla di attenzione, distrazione, magia, inatteso. Che sono poi i mondi in cui la lettura si inserisce. Questo sito ne è una restituzione, che parte dalla fine per poi andare sempre più in profondità, di domanda in domanda. E poi tornare su.

Non leggere qui! è stata un’indagine sulla lettura promossa dal Settore Biblioteche e Welfare culturale del Comune di Bologna/Patto per la lettura di Bologna e fa parte di un progetto più ampio. Il percorso, realizzato insieme a Kilowatt, è co-finanziato dall’Unione europea e rientra negli obiettivi del PON Metro Bologna – Programma Operativo Città Metropolitane 2014 – 2020, che supporta le priorità dell’Agenda urbana europea individuando nelle aree urbane i territori chiave per cogliere le sfide di crescita intelligente, inclusiva e sostenibile poste dalla Strategia Europa 2020.


Come siamo arrivat* a Non leggere qui!

Questo sito è dunque il risultato di diversi passaggi. Il punto di partenza è stata la rete del Patto per la lettura di Bologna. Abbiamo iniziato questo viaggio con una serie di interviste a diverse persone che si occupano di lettura e che ci hanno aiutato a fare emergere stereotipi e dicotomie “calde”:  culturale/sociale, evasione/studio, piacere/dovere, cultura alta/cultura bassa, omologazione/varietà, accessibilità/prossimità, e così via.

Abbiamo poi allargato il cerchio coinvolgendo altre 66 persone che normalmente non parlano tra loro di lettura e gli abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande attraverso i “dialoghi etnografici” costruiti come una pausa nella quotidianità per fare emergere fattori che ostacolano e fattori che facilitano la lettura. 

Cosa abbiamo capito?

Che il complesso mondo della lettura non si può ridurre solo a dati numerici: i libri letti, quelli presenti in casa, quante volte si va a presentazioni o quanti libri ed ebook le biblioteche prestano non bastano a descrivere la complessità degli approcci delle persone al tema. Questi dati sono preziosi, anzi, li abbiamo studiati e approfonditi prima di partire e li abbiamo raccolti QUI, ma per comporre un quadro completo pensiamo sia utile riflettere anche su tutti quegli elementi che gravitano attorno alla lettura: il piacere, l’attenzione, lo stupore, la magia, lo spazio e il tempo giusti. 
Questo approccio viene definito costruttivista. E viene spesso usato in ambito economico e statistico per scardinare le logiche confermative. Esempio: se inizio un’indagine sugli anziani dando la mia definizione di persona anziana e facendola sentire tale, la persona risponderà confermando il modo in cui l’ho definita. Detto altrimenti: una profezia che si autoavvera.

Il costruzionista non fa che lavorare, deve costruire: soggetti, oggetti, sostanze, forme, dispositivi, valori, etc. E questa continua attività costruttiva è funzione di valori e della loro continua comparazione e valutazione

Paolo Fabbri, Natura, naturalismo, ontologia: in che senso? Conversazione con Gianfranco Marrone

Letture profonde e visioni laterali

Per costruire questo sito ci siamo ispirati a questo oceano infinito, che fa capire cosa significa intraprendere un viaggio di esplorazione. La premessa è che i soli dati statistici che troverai sono provenienza ed età, ma non è da questi che siamo partiti per analizzare i risultati (tranne un piccolo esperimento). Chiediamo quindi a chi leggerà questa restituzione di sospendere il (pre)giudizio: di ragionare come se non esistesse genere, librerie frequentate, numero di libri letti in un anno…

L’attenzione è il solo cammino verso l’inesprimibile, la sola strada al mistero

Cristina Campo, Gli imperdonabili

“Non leggere qui!” è un questionario composto da 9 domande a risposta multipla e da 2 domande a risposta aperta. Le opzioni della domanda a risposta multipla sono state costruite a partire da quanto emerso nei “Dialoghi etnografici”, indagine qualitativa intermedia che aveva coinvolto 66 persone riconducibili, in linea di massima, a una comunità di lettori e lettrici. Le scelte delle risposte multiple includono sempre l’opzione ALTRO, con la possibilità per chi risponde di scrivere liberamente. 

Questa non è (né intendeva essere) un’indagine statistica basata su campionamento, tutti risultati che seguono, pur riguardando un gruppo consistente di persone, non possono essere estesi a tutta la popolazione. Ci interessava indagare, da un punto di vista comportamentale, le fonti di frustrazione e di piacere di chi decideva di prendere parte a questo tipo di indagine, per poi capire come trasformare questi apprendimenti in azioni e strategie di promozione della lettura più ad ampio raggio.

Cosa tenere a mente quando leggete la restituzione:

  1. L’indagine si è concentrata sulle persone over 16 
  2. A proposito di domande con risposte a scelta multipla: 
  • Nei casi in cui le risposte “Altro” avevano un significato associabile alle scelte già proposte, tali risposte sono state re-distribuite nelle voci correlate
  • Dalla rilettura delle risposte “Altro” sono emerse nuove costanti, nuovi gruppi di risposte, che sono state riconosciute e aggiunte come nuove voci alla restituzione. Pur essendo, in alcuni casi, numeri piccoli, abbiamo ritenuto fossero rilevanti perché più persone le hanno segnalate, prendendosi del tempo in più per rispondere. E forse se le avessimo incluse nelle opzioni di partenza avrebbero raccolto un numero significativo di preferenze.
  • La voce “altro” si riferisce alla percentuale di “altro” che non potevano essere né accorpati alle scelte già esistenti, né diventare nuove voci da aggiungere alle opzioni da noi fornite.
  • L’altromanzia è la restituzione randomica (potete cliccare quante volte volete) delle risposte alla voce  “altro” più significative, singolari o in grado di spostare il punto di vista sulla domanda di partenza.
  1. A proposito di domande con risposte aperte:
  • Abbiamo dedicato il tempo necessario a leggere tutte le risposte alle domande aperte e le abbiamo raggruppate in nuove costanti
  • Per la categorizzazione delle risposte, è stato fondamentale aver fatto un passaggio preliminare. Attraverso dei carotaggi di 150 risposte, siamo stati in grado di individuare più facilmente delle possibili costanti da applicare, poi, sul grande numero.

Per il conteggio delle persone che si distraggono per stimoli interni o esterni, sono state escluse tutte le persone che hanno inserito più di 3 risposte alla domanda sulla distrazione (numero massimo accettabile)


Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro

Umberto Eco, Perché i libri allungano la vita, La bustina di Minerva, in “L’Espresso”, 2 giugno 1991

I numeri di Non leggere qui!


5.606

persone hanno deciso
di leggere qui!

Il questionario si compilava online (clicca qui per vedere le domande) e, oltre alla diffusione su siti e social, abbiamo distribuito segnalibri e locandine in vari luoghi della Città Metropolitana di Bologna tra cui librerie, biblioteche, centri di aggregazione.

Allora siete andati solo tra chi legge già!
Forse principalmente sì, ma siamo andati anche in quei luoghi non deputati normalmente alla lettura come circoli ARCI, centri anziani, piscine, gelaterie, parrucchieri. Ci siamo andati di persona e abbiamo compilato il questionario su carta, individualmente o per piccoli gruppi, accompagnando persone che altrimenti non avrebbero partecipato all’indagine. Abbiamo condotto circa 30 compilazioni assistite e, sebbene non si tratti di grandi numeri, questi momenti dedicati al dialogo vis à vis hanno rappresentato preziose opportunità di apprendimento e di sorpresa.


La provenienza e l’età di chi ha risposto

  • Meno di 16
    0.6%
  • 16-25
    11.1%
  • 26-35
    24.0%
  • 36-45
    21.6%
  • 46-55
    17.3%
  • 56-65
    16.0%
  • 66-75
    7.3%
  • Più di 76
    2.1%

La domanda da cui siamo partiti aveva l’intenzione di profilare le persone in base a comportamenti, percezioni e abitudini legate alla curiosità. Quali sono le diverse modalità in cui questa circola e muove le persone? quale l’approccio alla scoperta di nuovi temi e nuovi interessi?

(Percentuale di compilazione: 99,2%)

  • Come un’ape che vola da un fiore all’altro, in maniera apparentemente casuale
    73.9%
  • Come un treno in corsa: vado fino in fondo senza guardarmi attorno
    10.7%
  • Mano nella mano, condivido la mia curiosità con un’altra persona
    10.6%
  • In fila indiana, al seguito del mio gruppo o di persone di cui mi fido ciecamente
    3.6%
  • 1.2%
A modi micelio, ad intreccio ogni tema porta alla scoperta di qualche altro fungo-tema e così via

A proposito di distrazioni… Dai dialoghi etnografici ci è venuto un dubbio, che abbiamo deciso di esplorare in Non leggere qui!: cioè che le distrazioni non vengano tanto da fuori, cioè dai dispositivi o dalle altre persone, ma anche da dentro, dalle preoccupazioni quotidiane o esistenziali. Per questo, abbiamo deciso di dedicare alla questione una domanda specifica:
Abbiamo voluto capire cosa assorbe l’attenzione delle persone, cioè quali fattori ostacolano più di tutti gli altri la capacità di concentrazione.

(Percentuale di compilazione: 99%)

  • Le faccende quotidiane (la spesa, gli esami all’università, la gestione della casa, figl*, genitori anziani, coinquilin* ecc.)
    61.9%
  • La tentazione dello scrolling sui social
    34.8%
  • Il telefono o le comunicazioni altrui
    27.2%
  • L’ansia esistenziale: chi sono, dove voglio andare, come ci voglio arrivare
    25.8%
  • Le preoccupazioni per le questioni locali, nazionali e globali (la politica, la guerra, il cambiamento climatico, l’ambiente, i diritti)
    24.2%
  • I problemi economici
    16.3%
  • Ascoltare i discorsi delle altre persone
    16.1%
  • Gli acciacchi di salute (miei e altrui)
    15.0%
  • Le sofferenze amorose
    13.2%
  • L’incanto dei particolari per strada
    8.8%
  • Il lavoro
    0.9%
  • La stanchezza
    0.3%
  • I rumori esterni
    0.2%
  • Deficit dell’attenzione e ansia
    0.2%
  • 1.4%
I viaggi mentali

Tutti sanno che se stai troppo attento sei così occupato a stare attento che inciampi sicuramente su qualcosa

Gertrude Stein, Autobiografia di tutti

E invece: quali sono le situazioni, i momenti e i luoghi in cui le persone si concentrano meglio?

(Percentuale di compilazione: 99,4%)

  • Nel comfort domestico: in poltrona e con tutto ciò che contribuisce al relax
    52.4%
  • La notte, quando tutto il resto dorme
    28.5%
  • Non importa dove, basta essere in solitaria
    26.3%
  • In un parco/giardino, o ancora meglio in un contesto naturale
    25.9%
  • In biblioteca o in aula studio: in un luogo deputato alla concentrazione in cui ci sono altre persone che fanno la stessa cosa
    25.5%
  • Nel silenzio, con le cuffie da cantiere (o in un luogo quieto e tranquillo)
    19.2%
  • Con la musica nelle orecchie
    13.7%
  • Multitasking: quando faccio più cose contemporaneamente
    11.6%
  • Con le persone care attorno
    6.4%
  • Nella confusione: in luoghi pubblici quando intorno a me c’è caos e movimento
    5.9%
  • Sui mezzi di trasporto, guardando fuori dal finestrino
    0.8%
  • La mattina, quando tutto il resto ancora dorme
    0.4%
  • In vacanza
    0.3%
  • 0.9%
teatro cinema…

Sempre a proposito di concentrazione (e attenzione): abbiamo chiesto di raccontarci l’ultima occasione in cui le persone hanno fatto esperienza di piacere e presenza a sé stess*

(Percentuale di compilazione: 99,4%)

  • Assistevo a un evento culturale (concerto, teatro, performance artistica, mostra ecc.)
    29.7%
  • Leggevo
    20.4%
  • Ascoltavo musica da sol* (a casa o in cuffia)
    9.2%
  • Assaporavo una pietanza deliziosa o sorseggiavo un calice di vino
    8.7%
  • Guardavo un film/una serie tv/un documentario
    8.1%
  • In compagnia o in mezzo ad altre persone, ma in silenzio
    7.2%
  • Ero a contatto con la natura
    3.9%
  • Facevo sport, camminavo
    2.4%
  • Assistevo a un evento sportivo
    2.0%
  • Assistevo a una funzione religiosa
    1.8%
  • Ero in compagnia ma non in silenzio
    1.3%
  • Viaggiavo
    0.8%
  • Facevo un’attività creativa
    0.6%
  • Cantavo o ballavo
    0.5%
  • Meditavo
    0.3%
  • Facevo teatro
    0.2%
  • Ascoltavo un podcast o la radio
    0.1%
  • 3.0%
Durante una giornata out con la famiglia

Poi, siamo andati al polo opposto: abbiamo collezionato “le ultime occasioni in cui” le persone hanno provato la sensazione di sprecare tempo.

(Percentuale di compilazione: 99,2%)

  • Facevo scrolling sui social/su app
    31.4%
  • Prendevo parte a una conversazione banale, piena di luoghi comuni
    28.7%
  • Ero in fila o in un momento forzato d’attesa
    14.0%
  • Ero in coda in auto
    9.9%
  • Lavoravo
    6.3%
  • Leggevo qualcosa che non mi coinvolgeva
    3.2%
  • Scorrevo le notizie quotidiane sul telefono
    3.2%
  • Ero a scuola, in università, a un corso
    1.1%
  • Studiavo
    0.6%
  • 1.3%
Discussione e incomprensione priva di condivisione e empatia

Poi, con calma, è arrivata la lettura. Ci interessava capire cos’è lettura (anche se magari a prima vista non lo sembra) nell’immaginario individuale delle persone

(Percentuale di compilazione: 99,2%)

  • Leggere un articolo online e navigare attraverso i link
    38.6%
  • Immergersi in letture considerate “leggere” (es. romanzi rosa, biografie personaggi famosi, libri di cucina ecc.)
    32.5%
  • Studiare o leggere per lavoro
    32.3%
  • Leggere una graphic novel, un manga o un fumetto
    28.8%
  • Leggere un quotidiano
    28.2%
  • Leggere un post social di approfondimento
    25.4%
  • Sfogliare e leggere una rivista
    25.0%
  • Nessuna delle precedenti: per me leggere significa principalmente leggere un libro (anche se magari non lo finisco)
    23.1%
  • Ascoltare un podcast/un programma radio tematico
    22.9%
  • Leggere a un’altra persona qualcosa che non abbiamo scelto noi (es. qualcun* di cui ci prendiamo cura)
    21.2%
  • Raccontare un albo illustrato a un* bambin*
    21.2%
  • Ascoltare un audiolibro
    18.1%
  • Leggere una newsletter tematica
    16.7%
  • Fare i compiti con figl*/nipoti
    5.3%
  • Partecipare a una chat telegram
    2.4%
  • Letture considerate “pesanti” (es. saggi, libri di divulgazione scientifica)
    0.5%
  • 0.9%
Gialli, romanzi storici, biografie, itinerari turistici

Sempre sulla lettura: abbiamo chiesto alle persone di dirci cosa le ha spinte l’ultima volta a leggere un libro, ma anche un articolo, un quotidiano, un post di un blog, una rivista ecc.

(Percentuale di compilazione: 98,5%)

  • Il consiglio di una persona amica, di qualcun* di cui mi fido
    47.9%
  • Un articolo che ne parlava
    39.3%
  • Il post di una persona che seguo
    28.8%
  • La copertina (del libro, della rivista, l’immagine del post ecc.)
    24.0%
  • Un evento a cui ho partecipato (festival, conferenza, presentazione)
    23.9%
  • Un titolo accattivante
    23.4%
  • Il consiglio di un* professionista (es. chi lavora in biblioteca e in libreria, un* prof ecc.)
    21.6%
  • Una pubblicità (per strada, su quotidiano, alla tv, alla radio, su una rivista ecc.)
    6.0%
  • Una sponsorizzata sui social
    3.8%
  • Un tema di mio interesse
    2.7%
  • Interesse per l’autor* del libro
    1.8%
  • Attraverso il gruppo di lettura
    1.8%
  • Dopo essermi informat* attraverso recensioni o trama
    0.9%
  • Per motivi di studio o lavoro
    0.5%
  • Collegamento con un libro letto precedentemente
    0.5%
  • 3.1%
Solitamente cerco un autonomia cosa leggere

Poi abbiamo provato a vedere le cose da un altro punto di vista: volevamo capire quali fossero le situazioni, nella quotidianità delle persone, che fanno sentire di essere “altro da sé”. Cos’è che nell’«infra-ordinario», come direbbe Perec, ci fa pensare di poter essere qualcun* o qualcos’altro? Anche solo nell’immaginazione.

(Percentuale di compilazione: 81,7%)

  • Leggendo
    26.5%
  • Guardando un film, anche al cinema, o una serie tv
    16.8%
  • Ascoltando musica ad un concerto o in cuffie
    12.5%
  • Assistendo ad uno spettacolo teatrale, ad una performance
    8.4%
  • Facendo sport o passeggiando
    7.7%
  • Provando un’emozione precisa
    5.1%
  • Cantando, facendo musica o ballando
    4.9%
  • In fuga dalla quotidianità: viaggiando o trovando riparo nella natura
    4.6%
  • Facendo un’attività creativa
    4.5%
  • Interagendo con altre persone
    4.3%
  • Truccandomi o scegliendo i vestiti per la giornata
    4.0%
  • Attraverso i sogni e l’immaginazione
    3.7%
  • Non mi sento mai altro da me
    2.8%
  • Lavorando o studiando
    2.6%
  • Giocando, anche con i videogame
    2.4%
  • Interagendo sui social media
    2.1%
  • Prendendo parte ad uno spettacolo teatrale
    1.9%
  • Stando da sol*
    1.8%
  • Visitando una mostra o una galleria d’arte
    1.3%
  • Cucinando
    0.9%
  • Non lo so
    0.9%
  • Scattando fotografie
    0.9%
  • Viaggiando sui mezzi pubblici
    0.6%
  • Ascoltando podcast o audiolibri
    0.6%
  • Guidando
    0.6%
  • 4.3%
Tante cose! Sentire una canzone che mi solleva anche se solo per 3 minuti da una pesantezza quotidiana, immergermi in un libro e vivere le avventure, le emozioni, i dolori del protagonista. Ascoltare la dimensione sognante dei Beirut. In generale la sera, quando non devo lavorare, mi si abbadano le difese che con cura rendo sempre più altre durante la giornata. Quello è il momento in cui sono più vulnerabile, in tutti i sensi, per cui posso ritrovarmi con capitano Achab sul Pequod o sulla strada di Swann

Le persone che non credono nei draghi spesso finiscono per essere mangiate dai draghi. Da dentro

Ursula K. LeGuin, The Wave in the Mind: Talks and Essays on the Writer, the Reader, and the Imagination

Ci interessava rilevare la capacità di permanenza di alcuni tipi di esperienze. Abbiamo chiesto alle persone di indicare l’ultima situazione in cui qualcosa gli è rimasto impresso, come un’eco che risuona, anche dopo l’esaurirsi dell’esperienza stessa.

(Percentuale di compilazione: 98,6%)

  • Una conversazione che mi ha spostato il punto di vista
    20.0%
  • Una lettura che mi ha fatto approfondire i miei interessi o me ne ha fatti conoscere di nuovi
    18.7%
  • Una canzone o un concerto
    14.2%
  • Un film
    14.0%
  • La voce protagonista di un romanzo
    8.8%
  • Una voce ascoltata in un podcast o audiolibro
    5.9%
  • Una mostra
    5.4%
  • Uno spettacolo di teatro
    4.7%
  • Un dialogo sentito per strada, sul bus, in sala d’attesa
    2.9%
  • Un viaggio
    1.0%
  • Un paesaggio, una camminata nella natura
    0.7%
  • 4.1%
L’adrenalina di correre in pista

Verso la fine abbiamo esplorate le potenzialità magiche dell’inatteso: abbiamo collezionato le ultime scoperte ed esperienze delle persone, quella volta in cui è successo qualcosa che proprio non si aspettavano.

(Percentuale di compilazione: 74,6%)

  • Ho scoperto qualcosa su un’altra persona
    21.9%
  • Leggevo un libro
    14.8%
  • Guardavo un film o una serie tv
    12.4%
  • Ho scoperto qualcosa di nuovo che prima non conoscevo
    12.1%
  • Ho scoperto qualcosa di me
    8.9%
  • Ho provato un sentimento inatteso
    5.8%
  • Ho visitato un luogo particolare
    5.7%
  • Ascoltavo musica in cuffie o ad un concerto
    2.7%
  • Ho visitato una mostra, una galleria d’arte
    2.7%
  • Ho ascoltato un podcast
    2.2%
  • Ho cambiato il mio punto di vista su una situazione
    1.8%
  • Non saprei
    1.7%
  • Lavoravo
    1.6%
  • Assistevo ad una performance, ad uno spettacolo
    1.4%
  • Assaporavo un buon cibo
    1.3%
  • Stavo facendo sport o passeggiando
    1.2%
  • Ero concentrat* su un mio hobby
    0.7%
  • Interagivo sui social network
    0.7%
  • Niente
    0.5%
  • Sognavo
    0.2%
  • 4.1%
umanità al posto dell’indifferenza generale

Infine, in chiusura: ecco le tentazioni, gli incantesimi (insomma le magie) a cui le persone non vogliono rinunciare.

(Percentuale di compilazione: 98,6%)

  • L’immaginazione
    41.3%
  • Le coincidenze
    19.6%
  • La rivoluzione
    9.0%
  • Il gioco
    7.3%
  • Il destino
    6.7%
  • Nessun incantesimo, la magia non esiste
    6.0%
  • L’oroscopo
    2.3%
  • I miracoli
    2.3%
  • Le arti divinatorie (es. ai tarocchi, ai fondi di caffè, alla lettura della mano)
    1.7%
  • 3.8%
la serendipità

Fra i tratti caratteristici della mentalità moderna […] prenderemo subito in esame la tendenza a ridurre ogni cosa al solo punto di vista quantitativo

René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, 1945

Commento alla superficie

Ricordate il punto di partenza?

Si trattava della rete del Patto per la lettura di Bologna, composta da circa 250 realtà territoriali che a vario titolo operano nel vasto e variegato mondo della lettura. In parte è anche il nostro punto di arrivo e per questo la nostra indagine è partita dalla definizione dei profili comportamentali per aiutare a calibrare meglio progetti, azioni e idee di chi, intorno alla lettura e alla sua promozione, costruisce la propria attività e i propri interessi.
Le api, per esempio: non ci immaginavamo uno sciame così numeroso volare sopra le nostre teste  (il 74% delle persone che hanno risposto dice che la propria curiosità circola come un’ape). Forse spostarsi di fiore in fiore è il modo migliore per trovare spazio e tempo nel labirinto delle faccende quotidiane? Fare la spesa, studiare per l’università, preoccuparsi della famiglia sono infatti le preoccupazioni principali che ci distraggono di più, ostacolando la nostra concentrazione. 

Ma come si concentrano le persone?

La maggior parte (52%) sceglie di rifugiarsi all’interno del comfort domestico, ancor meglio se durante la notte (29%) o quando ancora la casa è vuota (26%). Altre ancora (25%), invece, preferiscono passare il tempo nei luoghi deputati alla concentrazione, come le biblioteche, in cui ci sono altre persone impegnate a fare la stessa cosa. C’è anche chi (26%) preferisce stare nel verde, in mezzo alla natura, dove il caos della città non riesce ad arrivare. Allo stesso tempo però, una non irrilevante percentuale di persone (11%) si concentra meglio facendo più cose contemporaneamente, abbracciando la distrazione come metodo di concentrazione. Le risposte ci dicono anche che talvolta per entrare in uno stato di piacere e presenza a sé stess* è “sufficiente” una buona lettura (20,4%) (non necessariamente un libro, attenzione), e, ancora di più, assistere a un evento culturale dal vivo (29,7%).
I social sembrano avere invaso la nostra quotidianità (31,4%), ma non sono gli unici colpevoli della nostra distrazione. La domanda sul tempo sprecato ci dice che quasi il 29% delle persone ritiene frustrante sostenere conversazioni banali e piene di luoghi comuni. Vale la pena soffermarsi sulle attività che suscitano frustrazione nelle persone intercettate, non come esercizio di stile, ma perché offre spunti di riflessione anche alla rete del Patto per la Lettura per ipotizzare azioni di “perturbazione” del quotidiano attraverso pratiche che, al contrario, possano generare piacere e soddisfazione. Da questi spaccati sui micro-comportamenti delle persone si possono mettere in campo possibili strategie di promozione della lettura in grado di intercettare quei momenti di stallo, di “spreco” percepito, e costruire invece un flusso di conversazioni e pensieri densi che, per citare una delle domande del questionario, siano in grado di “spostare il punto di vista”. Perché – ed è proprio l’indagine a confermarlo (20%) – quando questo accade le persone poi se lo ricordano: la soddisfazione generata da nuova conoscenza rimane impressa e spinge anche a parlarne con altre persone, innescando nuovi flussi di pensiero.
I meccanismi della frustrazione sono ben noti alle piattaforme che li sfruttano per innescare la compulsione all’acquisto, per suscitare nuovi bisogni, nuove “urgenze”. La prima analisi della superficie delle risposte apre, secondo noi, altri interrogativi progettuali: possiamo sostituire all’algoritmo la pratica attiva, attenta e concentrata della lettura – nelle sue molteplici forme – e farle abitare lo spazio del tempo insoddisfacente trasformandolo in un’esperienza significativa, in grado di permanere?


Sempre più giù

Ed eccoci al secondo livello di questa analisi, che corrisponde a un ulteriore grado di profondità: non è stato facile andare oltre. Pensavamo che le risposte ad alcune domande potessero guidare l’indagine complessiva, come per esempio i profili dell’attenzione (api, treni, eccetera). Inizialmente ci siamo chiesti in che modo la curiosità delle persone è legata ai meccanismi dell’attenzione o alla percezione di sprecare tempo. La concentrazione delle api viene assorbita da qualcosa a cui i treni sono meno suscettibili? Chi procede mano nella mano ha la percezione di sprecare tempo in modo diverso rispetto a chi preferisce la fila indiana? In realtà, proprio perché lo sciame di api era nettamente preponderante rispetto agli altri, abbiamo scoperto che non esistono differenze significative tra questi profili in relazione a stili di attenzione, lettura, distrazione. 


C’è il tempo della distrazione e quello del piacere. I dialoghi etnografici ci avevano suggerito che “la lettura ci ritorna del tempo”, ce lo restituisce quando il resto ce lo sottrae. Poco tempo dopo, anche Chiara Faggiolani, durante una masterclass dedicata alla valutazione qualitativa tenuta a fine 2022 in Salaborsa, ha avanzato l’ipotesi per cui il tempo della lettura (e quello passato nelle biblioteche) scorre in maniera diversa da quello del frullatore della quotidianità contemporanea. Alla luce di queste riflessioni ci siamo quindi chiesti quali sono le persone, oggi, disposte a stare in “quel” tempo?  Abbiamo chiesto alle api, fila indiana, treni e mano nella mano quanti di loro fossero disposti a stare nel tempo della lettura, quanti avessero selezionato la voce “Leggevo” alla domanda sul piacere (Indica l’ultima occasione in cui hai fatto esperienza di qualcosa che ti ha fatto sentire “presente a te stess*” e anche pensare: “che cosa piacevole!”). Dai risultati emersi, sembra che la lettura sia un piacere comune a tutti e quattro i profili, e soprattutto per chi procede come un treno in corsa (21,5%).

  • Come un treno in corsa: vado fino in fondo senza guardarmi attorno
    21.5%
  • Mano nella mano, condivido la mia curiosità con un’altra persona
    21.2%
  • Come un’ape che vola da un fiore all’altro, in maniera apparentemente casuale
    19.9%
  • In fila indiana, al seguito del mio gruppo o di persone di cui mi fido ciecamente
    16.4%

La lettura è un piacere trasversale ai quattro profili, un tempo al quale ci si vuole dedicare. Ma cosa spinge le api, i treni, chi procede in fila indiana o mano nella mano ad iniziare una nuova lettura? Abbiamo scoperto che le differenze maggiori riguardano quanto le persone si affidano ai consigli di altr* per la scelta di una nuova lettura. A proposito di logiche confermative, le persone che procedono in fila indiana e mano nella mano si affidano di più al consiglio di qualcuno di cui si fidano. Al contrario, i treni si confermano come coloro che rimangono lungo i propri binari, con qualche sporadica deviazione lungo il tragitto.

  • In fila indiana, al seguito del mio gruppo o di persone di cui mi fido ciecamente
    68.0%
  • Mano nella mano, condivido la mia curiosità con un’altra persona
    54.7%
  • Come un’ape che vola da un fiore all’altro, in maniera apparentemente casuale
    47.3%
  • Come un treno in corsa: vado fino in fondo senza guardarmi attorno
    40.4%

Sempre a proposito di logica confermativa, come apparirebbe l’analisi se a guidarci fossero le categorie demografiche di appartenenza, come l’età? Potremmo sicuramente affermare che gli under 30 hanno la percezione di perdere più tempo sui social media rispetto agli anziani, o  che stare in coda in auto è più frustrante per gli over 30 che per i giovani, con meno possibilità e voglia di utilizzare il mezzo privato. Affermare che i giovani usano di più la tecnologia e gli anziani si frustrano meno al lavoro (perché sono in pensione?) non sono però conclusioni molto utili, ai fini della nostra indagine specifica. Inoltre, procedere per categorie (anagrafiche, di genere ecc.) non è una pratica amica del pensiero laterale che invece abbiamo provato ad adottare come lente di osservazione dell’ecosfera della lettura.

  • Facevo scrolling sui social/su app
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    47.2% 31.4% 13.5%
  • Prendevo parte a una conversazione banale, piena di luoghi comuni
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    22.8% 28.4% 38.3%
  • Ero in fila o in un momento forzato di attesa
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    8.9% 13.7% 19.3%
  • Ero in coda in auto
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    4.2% 10.9% 12.4%
  • Lavoravo
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    6.1% 7.5% 1.9%
  • Leggevo qualcosa che non mi coinvolgeva
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    2.1% 2.3% 7%
  • Scorrevo le notizie quotidiane sul telefono
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    1.6% 3.3% 4.4%
  • Ero a scuola, in università, a un corso
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    3.7% 0.4% 0.2%
  • Studiavo
    età 16-29 età 30-59 età 60+
    2.1% 0.2% 0.0%

I dialoghi etnografici ci avevano portato anche a ipotizzare che la distrazione derivasse soprattutto da fattori interni e meno, al contrario delle aspettative, da quelli esterni. I rispondenti non usavano “giustificazioni” per la distrazione, non davano la colpa ai dispositivi, ma alla quotidianità, alle preoccupazioni e pensieri “dentro le nostre teste” che ci distolgono da ciò che stiamo facendo. Abbiamo quindi cercato di capire se questa nostra ipotesi fosse confermata anche da chi ha risposto all’indagine “Non leggere Qui!”. Forse sì! 

Interne o esterne?

Ma cosa intendiamo, nell’ambito di questa indagine per “distrazioni interne” e “distrazioni esterne”? Interno è tutto ciò che da dentro, appunto, impedisce quella presenza a noi stessi che identifichiamo come forma di piacere. Pensieri, sensazioni, emozioni che si depositano nel nostro mondo interiore e ci distolgono da quello che stiamo facendo: le faccende quotidiane, l’ansia esistenziale, le preoccupazioni per le questioni locali e globali, le sofferenze amorose, i problemi economici. Le distrazioni esterne, invece, sono tutti quegli stimoli che nella quotidianità popolano il nostro intorno esteriore e attirano (o catturano) la nostra attenzione distolgliendoci, anche qui, dalla presenza nel presente: la tentazione dello scrolling, le notifiche push, le comunicazioni come chiamate e messaggi, i discorsi delle altre persone, i dettagli della strada.

La domanda era chiara: “Cosa assorbe la tua attenzione impedendoti di concentrarti?” La maggior parte delle persone, più di tre persone su cinque, (63,3%) si distrae principalmente a causa di fattori interni mentre poco più di una persona (23,4%) da quelli esterni. Meno di una persona su cinque (13,5%) viene distratta allo stesso modo sia da fattori interni, sia esterni (per info su calcolo si veda punto 5 nota metodologica). Ci siamo quindi chiesti se esistessero delle differenze nei comportamenti di questi due gruppi.

  • Distrazioni interne
    63.1%
  • Distrazioni esterne
    23.4%
  • Entrambe
    13.5%

Tra le distrazioni interne, sono le faccende quotidiane quelle che assorbono maggiormente l’attenzione. Tra quelle esterne invece si evidenziano la tentazione dello scrolling sui social, le chiamate e messaggi.


Nei dialoghi etnografici qualcuno ci aveva detto:

“I momenti in cui collego maggiormente la lettura al piacere sono quelli in cui mi immergo così a fondo nella storia da dimenticare il passare del tempo, da entrare in un eterno presente in cui tutto si cancella, me compreso, tranne quello che sto leggendo”

Ma allora, capita che l’esperienza così immersiva della lettura sia antidoto alle preoccupazioni che assorbono la nostra attenzione e ci impediscono la concentrazione?

Forse sì! Su un totale di 3441 persone che hanno indicato le faccende quotidiane come fonte di distrazione, 680 hanno risposto “Leggevo” alla domanda sul piacere (Indica l’ultima occasione in cui hai fatto esperienza di qualcosa che ti ha fatto sentire “presente a te stess*” e anche pensare: “che cosa piacevole!”), pari al 19,8%. Guardando meglio, potremmo anche dire che è la cultura il “luogo” preferito in cui rifugiarsi per evadere dalle preoccupazioni quotidiane.

Altre cose che già si potevano cogliere in superficie: sono numerose le persone che sentono di perdere tempo facendo scrolling sui social media (1748 persone). Ma abbiamo anche notato che quasi la metà delle persone (754, pari al 43%), che percepisce di perdere tempo sulle piattaforme social, ha iniziato a leggere un libro grazie a un post di una persona che seguiva, una percentuale superiore rispetto a quella emersa nell’indagine (28,7%). I social media quindi, spesso considerati anche da chi li utilizza quotidianamente come fonte di distrazione e perdita di tempo, possono essere valorizzati, in modo consapevole e attento, come un’opportunità per avvicinare le persone al mondo della lettura. Non tanto per spingerle all’acquisto, ma per creare delle esche di curiosità e strade di approfondimento. 


Ed eccoci a un punto importante della nostra immersione: cosa può essere considerato “lettura” secondo le persone che abbiamo raggiunto? Dopo aver analizzato le risposte qualitative di chi aveva partecipato ai Dialoghi etnografici avevamo formulato l’ipotesi per cui la lettura potesse essere considerata, al tempo stesso, presenza a se stessi (una forma di piacere che genera inatteso) e altro da sé (dispositivo di auto-indeterminazione). Un po’ come dire: “sono presente a me, ma per fare posto ad altro”.

Abbiamo provato a testare questa ipotesi anche nell’analisi di Non Leggere Qui. Ci siamo quindi chiesti se ci fossero persone che effettivamente avessero indicato la lettura contemporaneamente come forma di “altro da sé”, “piacere e presenza a se stessi” e “inatteso”.

  • Almeno una
    40.0%
  • Almeno due
    11.8%
  • Tre contemporanemente
    1.4%

79 sono le persone che hanno identificato la lettura contemporaneamente come altro da sé, piacere e presenza a se stessi e inatteso.
655 hanno risposto “Leggere” ad almeno due domande su piacere, altro da sé e inatteso.
2226 persone hanno risposto “Leggere” ad almeno una domanda su piacere, altro da sé e inatteso.

Non eravamo alla ricerca di una definizione di lettura. Eppure pensare a essa come “eterno presente in cui tutto si cancella”, come forma – sublime, piacevole, aperta all’inatteso – di attenzione a una voce altra che ci attraversa, ci sembra possa far “fermentare” un immaginario più attraente dell’esperienza di leggere. Questo sguardo poliedrico ci ha portato a costruire una visione di città per Bologna e il suo sistema bibliotecario e di promozione della lettura. E ci ha dato lo slancio per ripartire…


Per ri-partire

La nostra esplorazione ci ha mostrato che leggere costruisce uno spazio e un tempo per stare con sé stessi, essere altrove ed esporsi all’inatteso. In un certo senso possiamo concludere che la lettura apre vie di fuga alla predeterminazione data dalle categorie demografiche di ciascun*, permettendoci di adottare punti di vista altri e altrui, di «mettere la mano sul fuoco senza scottarsi», come ci è stato detto durante un’intervista. 

Se la visione di cambiamento del Settore Biblioteche e Welfare Culturale ci dice che: «Una città che apprende dalla lettura e dalla conoscenza fa vivere molteplici vite a chi la abita, perché ne coltiva il pensiero e valorizza il potenziale espressivo senza incasellarne le identità», allora ci sembra che ci siano tre apprendimenti e strade progettuali da percorrere:

1- leggere, vedere un film, andare a teatro… possiamo dire la cultura? L’esperienza della cultura (non il suo consumo fuggevole), con la sua capacità di permanere a distanza di tempo, ma anche di svincolare ciò che è utile da ciò che è produttivo, può diventare la chiave di accesso all’inatteso, al piacere del molteplice.

2- ci sembra anche che “l’essere con”, cioè l’intermediazione delle altre persone – di qualcuno della cui opinione si ha fiducia o a cui si riconoscono competenze – rimanga un elemento da cui non si può prescindere, un desiderio relazionale da cogliere e coltivare. Pensiamo infatti a quante persone ci hanno detto che ciò che permane di più è una conversazione interessante e, viceversa, quanto invece le conversazioni noiose siano considerate una delle perdite di tempo principali, insieme allo scrolling sui social.

3- infine, a proposito di relazioni, abbiamo capito un’altra cosa importante: il dono è un fortissimo attivatore di attenzione. Lo abbiamo sperimentato con la bibliomanzia, che abbiamo introdotto come regalo a sorpresa alla fine del questionario online. Abbiamo chiesto alle persone di porsi una domanda e di cliccare per scoprire la risposta che veniva generata da un database di citazioni tratte da romanzi e saggi, un po’ come un grande “Libro delle risposte” letterarie.

“comunque non ci credo, ho compilato il questionario e ho finito con il vostro cadeau libromantico… È uscita una frase che più azzeccata non poteva essere, riportandomi alla memoria un link prezioso di cui avevo perso le tracce… felice davvero e grazie!”

Cosa abbiamo capito?
Che l’immaginario della lettura si muove per conferme (il silenzio, la qualità, una casa, un argomento che vale la pena, l’immaginazione come magia) e per perturbazioni (preoccupazioni come distrazione suprema, la necessità di nuove pratiche relazionali, il multitasking che avanza, un ecosistema culturale ricco come chiave per generare densità di pensiero, l’inatteso come imprevisto che permane). L’orizzonte, adesso, è utilizzare questi apprendimenti consapevolmente e strategicamente: innescando relazioni di fiducia tra le persone, immaginando processi di cura e di curatela che contribuiscano a un’offerta di lettura di qualità e contrastando proposte culturali omologanti o scontate. Con l’augurio che questi princìpi possano diventare le pietre d’inciampo intenzionali della promozione alla lettura (e dell’accesso alla cultura) in città e non solo.

Speriamo di proseguire con continuità a decostruire stereotipi, co-costruire risposte e, di nuovo, farci altre domande: voi ne avete da porci? Allora clicca qui e aiutaci a continuare ad alimentare questa ricerca!


Ringraziamenti

Questa indagine è stata la prima azione dedicata a osservare la lettura: una delle richieste emerse nel gruppo di lavoro dell’Osservatorio sulla lettura all’interno del percorso partecipativo del Patto per la Lettura, nel 2019. Abbiamo inquadrato l’intero percorso nel progetto Ascoltare, leggere, cambiare. Ringraziamo tutte le persone che hanno contribuito alla costruzione di questa indagine partecipando alle interviste e ai dialoghi etnografici, compilando il questionario e confrontandosi con noi attraverso suggerimenti e osservazioni, di persona o via mail a pattoperlalettura@comune.bologna.it